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martedì 24 giugno 2008

Italia a casa, ecco perché


Scarsa forma fisica di alcuni giocatori chiave e difficoltà a trovare un sostituto di Pirlo. Ma pesano anche alcune scelte di Donadoni, che non ha trovato soluzioni per sopperire all'assenza del centrocampista del Milan e ha lasciato a casa Inzaghi

VIENNA (Austria), 23 giugno 2008 - Tutti a casa, eliminati dalla fatalità dei calci di rigore. Quelli che poco meno di due anni fa ci portarono sul tetto del mondo. Gli azzurri escono di scena; alcuni di loro chiuderanno con la Nazionale, mentre Roberto Donadoni non ha nessuna intenzione di mollare la panchina. Ma i ghirigori letterali di Giancarlo Abete non sembrano favorire l'attuale commissario tecnico. Il presidente federale a giorni lo convocherà per capirne di più, anche se al c.t. di andarsene non "gli passa neanche per l'anticamera del cervello".

AMICHEVOLI - Marcello Lippi, o chi per esso, a parte, occorre però approfondire lo sconcertante cammino della Nazionale agli Europei. Sono molti i giornalisti stranieri che si chiedono il perché dell'eliminazione della "Squadra Azzurra". E inevitabilmente a salire sul banco degli imputati è Donadoni con le sue convinzioni. Prima imputazione, la decisione di non affrontare in amichevole un paio di nazionali accreditate. Quella con il Belgio, tra l'altro in formazione improvvisata, è servita davvero a poco. Senza voler fare per forza confronti mirati, alla vigilia del Mondiale Lippi affrontò Svizzera e Ucraina, due squadre qualificate alla fase finale del torneo. Accorgimenti utili per limare i difetti e testare la preparazione fisica dei giocatori.

ATTACCO - Proprio la condizione fisica è stato uno dei limiti di molti azzurri. Da Perrotta, inspiegabilmente utilizzato contro la Spagna, a Materazzi fino a Toni, spremuto come un limone dal Bayern e giunto agli Europei in riserva sparata. E allora perché non lanciare in corsa Borriello, tenuto tre settimane in panchina senza motivo? Con Toni in evidente affanno, il vice capocannoniere della serie A, chissà, avrebbe potuto dare il suo contributo.

INZAGHI - "Perché non c'è Pippo Inzaghi?", è stata, non a caso, un'altra delle domande più ricorrenti all'Europeo. Ce lo siamo chiesto in molti. E probabilmente la mancata convocazione del rossonero è stata una delle sviste maggiori del c.t. In forma strepitosa, agli antipodi dalla pesantezza di Luca Toni, Pippo, da anni uno dei punti di riferimento di Pirlo, avrebbe fatto molto comodo all'attacco azzurro.

INSOSTITUIBILI - Bisogna anche ammettere che Donadoni non è stato fortunato. Prima la perdita di Fabio Cannavaro, poi la squalifica in un colpo solo di Gattuso e Pirlo. L'assenza dei due rossoneri ha pesato terribilmente. E proprio contro la Spagna il c.t. ha commesso il peccato più grave. Marcello Lippi, quando allenava la Nazionale, aveva plasmato il gioco su Francesco Totti. Ma la grande intuizione dell'ex c.t. era quella di modificare l'assetto in campo in caso di forfait. Come accadeva quando a mancare era il romanista, proprio perché un Totti non è replicabile. Donadoni, invece, contro la Spagna ha insistito con il rombo, sottovalutando l'assenza di Pirlo, genio non quantificabile del calcio italiano. Indiscutibile la mossa De Rossi, ma forse in una partita così importante giocare la carta Aquilani è stato un azzardo. Donadoni dissentirebbe così: "con il senno di poi si potrebbero fare tante cose". Siamo d'accordo, ma forse con Camoranesi e Di Natale dal primo minuto sulle fasce, dove gli spagnoli hanno fatto il bello e il cattivo tempo, forse, proprio con il senno di poi, saremmo qui a commentare la vigilia di un'altra semifinale.
(da gazzetta.it)

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