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venerdì 31 ottobre 2008

MOU, che succede?


Dopo i primi 100 giorni promesse non mantenute e problemi in attacco. I tifosi dell'Inter sono preoccupati dai troppi punti lasciati per strada in campionato

Il 2 dicembre 2007, quattordicesima giornata d’andata, l’Inter di Mancini vince 2-0 a Firenze ed esce tra gli applausi degli avversari. Il 29 ottobre 2008, nona giornata d’andata, l’Inter di Mourinho pareggia 0-0 a Firenze ed esce con questa giustificazione del tecnico: "Qui non è facile vincere". Cento giorni dopo il primo allenamento di Mourinho, i campioni d’Italia scivolano dal primo al quarto posto, tra promesse non mantenute e problemi non ancora risolti. Vediamo quali.

NESSUN DIVERTIMENTO - "Mi aspetto un calcio divertente". Così dice Mourinho il 3 giugno scorso, nel giorno in cui assicura al mondo intero di non essere un pirla, facendo ridere tutti. Passata la primavera e anche l’estate, di divertente nell’Inter è rimasta soltanto quella frase. Il 4-0 sul campo della peggiore Roma degli ultimi anni è la classica eccezione incastrata nella regola di gare sofferte, dalla prima in campionato, 1-1 contro la Sampdoria, all’ultima a Firenze, con il punto più basso e doloroso quando è arrivata la sconfitta nel derby.

SINGOLI NONSQUADRA - "Io lavoro per principi di gioco". Così spiega Mourinho il 19 settembre alla Gazzetta. Altra promessa non mantenuta, perché l’Inter non è ancora una squadra, ma un gruppo trainato dai singoli. Tra questi c’è anche Cruz, che ha firmato il successo contro il Lecce 7’ dopo il suo ingresso. Eppure proprio il disciplinato argentino, che tutti gli allenatori vorrebbero avere, è l’involontario simbolo di un’altra promessa non mantenuta. Perché non è vero che il tecnico protegge i giocatori, se dopo i primi errori tattici non li convoca neppure.

IBRAHIMOVIC SOLO - Basta guardare i tabellini delle formazioni per capire che Ibrahimovic è sempre l’uomo più importante. Sostituito soltanto 2 volte in 13 gare ufficiali (9 di campionato, 3 di Champions, 1 di Supercoppa) contro Torino e Roma rispettivamente al 42’ e al 38’ della ripresa, lo svedese che ha segnato 5 gol, tutti in campionato, è la classica punta dell’iceberg che nasconde il principale limite dei nerazzurri. Come si è visto fin dall’esordio in Supercoppa, il tridente in cui non manca mai Ibrahimovic è poco alimentato dai centrocampisti. Ma soprattutto gli esterni che Mourinho ha cambiato spesso (da Quaresma a Mancini, da Figo a Obinna, da Adriano a Balotelli) non hanno mai convinto, costringendo Ibrahimovic a sfiancarsi per tre su tutto il fronte dell’attacco.

POCHI GOL - In attesa di sapere se Quaresma dimostrerà il suo valore prima dell’arrivo di Beckham, l’effetto più evidente e preoccupante delle scelte tattiche di Mourinho è la perdurante difficoltà della squadra a tirare e quindi a segnare. E non a caso, malgrado il 4-0 di Roma, l’Inter è quarta anche nel numero dei gol (13) tra le prime quattro, dietro Udinese (17), Napoli e Milan (14). E l’altra sera appena è entrato Crespo, come seconda punta al fianco di Ibrahimovic, l’Inter improvvisamente è tornata pericolosa. Perché è vero che non sono i moduli a far vincere le partite, ma con un secondo attaccante di ruolo da scegliere tra i vari Adriano, Balotelli, Crespo e Cruz è più facile fare gol. Specialmente se l’alternativa è l’impalpabile tridente (non) visto fin qui, che invece di triturare gli avversari rischia di cuocere Ibrahimovic.
(da gazzetta.it)

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