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martedì 17 marzo 2009

Europa, contro la crisi
si ripensa alla Superlega



La congiuntura economica mondiale può rilanciare un progetto di vecchia data, alternativo alla Champions ma dentro l'Uefa. Ci sarebbero tre serie, con promozioni e retrocessioni. Platini: "La mia idea è diversa, ma ascolto"

C’è voglia di Superlega. Di un grande torneo che sostituisca la Champions, con il quale affrontare meglio scenari finanziari non esaltanti, se è vero che lo stesso Sepp Blatter ha lanciato l’allarme: "Sul calcio sta per abbattersi uno tsunami". La Superlega è un’idea (minaccia?) che si ripresenta ciclicamente, con la quale i club, negli anni 90, convinsero l’Uefa a trasformare la Coppa Campioni in Champions. Ma oggi c’è una novità: nessuna voglia di scissione, ci mancherebbe, il torneo dovrebbe svolgersi all’interno della stessa Uefa che, per una volta, potrebbe essere meno negativa.

RAPPORTI AMICHEVOLI - Con Platini è stata la svolta nei rapporti Uefa-grandi club. Johansson rifiutava il dialogo, il francese è riuscito a far sciogliere il G-14. In cambio, naturalmente, di concessioni importanti: soprattutto la presenza dei club nel Consiglio Strategico, con un indiretto potere decisionale. Il neo-presidente ha poi varato la "sua" Champions che il prossimo anno, con la nuova formula, dovrebbe aumentare il montepremi da 850 a 1.150 milioni.

NBA "NON CHIUSA" - Però gli scenari dell’economia mondiale sono drammatici. Le uniche notizie positive arrivano dagli Usa, dove la Nba sembra resistere meglio. Ma la Nba è un torneo chiuso, sempre le stesse squadre che si sfidano e nessuna chance per chi è fuori. Questo, in Europa, non si può fare: l’Unione Europea farebbe saltare tutto perché contrario ai principi affermati dalla Commissione. La soluzione? Promozioni e retrocessioni.

QUALE FORMULA - Viene in aiuto un vecchio progetto di Superlega. Un grande torneo (che sostituirebbe tutte le coppe) strutturato in divisioni: come se ci fosse la Superlega di A, di B e di C. Ad ogni torneo parteciperebbero 20/22 club. La "Superlega A" assegnerebbe il titolo di campione d’Europa. Ma ci sarebbero le retrocessioni: le ultime 3/4 scenderebbero in "Superlega B", sostituite naturalmente dalle promosse.

CONFRONTI - E così fino alla "Superlega C", anch’essa aperta, per consentire l’ingresso di chi arriva dai preliminari. Non sarebbe troppo diverso da oggi: Champions a 32, Uefa (Europa dal prossimo anno) a 48, le altre eliminate ai preliminari estivi. Ma la differenza sarebbe nel monte partite. Una Superlega da 20 squadre, con tutte le più grandi assieme, in un girone all’italiana, con partite di sola andata, consentirebbe a ogni club di giocare 19 gare di altissimo livello: senza Artmedia e Bate Borisov, ma con Liverpool, Barcellona e Real. Sempre, a meno di improbabili retrocessioni.

CALENDARIO - Il girone all’italiana non basta. Alle 19 partite seguirebbero almeno quarti, semifinali e finale. Totale: 24 gare. Oggi sono 13. Sarebbe necessario ridurre i campionati nazionali (che nessun club si sogna di cancellare) da 38 a 30 giornate (da 20 a 16 squadre). E le date sarebbero quasi le stesse.

PLATINI - Non ama Superleghe o altro, però una crisi prolungata potrebbe indurlo al pragmatismo: "La mia Champions è il più egualitaria possibile, ma è l’Esecutivo che decide: capisco le preoccupazioni dei club per la crisi", ha detto la settimana scorsa. Non è un "no" deciso. Oggi ad Amsterdam si riunisce l’Eca (associazione dei club al posto del G-14) e domani a Zurigo la Commissione Calcio Fifa presieduta da Platini. In agenda non c’è la Superlega, che ora sembra piuttosto un progetto strisciante favorito dal possibile rientro di ex sostenitori quali Florentino Perez (al Real).
(da gazzetta.it)

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