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martedì 28 dicembre 2010

Calciopoli, sotto torchio finisce l’Inter


Bergamo interrogato per 5 ore: «Ho detto che o sono tutti colpevoli o tutti innocenti». Palazzi indirizza l’indagine sui nerazzurri. E l’ex designatore incalza: «Perché non mi avete creduto nel 2006? Fu una farsa»

ROMA, 22 dicembre - Al centro mettono l’In­ter e quello scudetto 2006 sem­pre più in bilico, e per questo il presidente Moratti si prepara alla sua battaglia legale a col­pi di prescrizione. Ieri 5 ore di audizione, con promessa di ri­sentirsi presto, con Paolo Ber­gamo per far decollare final­mente Calciopoli 2: Stefano Palazzi, il procuratore, i suoi vice più esperti, protagonisti degli ultimi scandali sportivi, compresa Calciopoli 2006, Carlo Loli Piccolomini e Marco Squiqquero hanno do­vuto riaprire il file. Cercando anche di giustificarsi, perché con ruoli diversi chi faceva l’Accusatore al processo, chi ascoltava senza sentire da in­quirente, non hanno preso in considerazione quello che l’8 giugno 2006 proprio Bergamo disse agli inquirenti. Cinque ore (ma molto del tempo è tra­scorso a redigere 7 pagine di verbale, una in meno rispetto alle 8 del 2006) quasi tutte a parlare dell’Inter e delle nuo­ve/ vecchie telefonate, senza en­trare troppo nel merito, delle 41 già trascritte (le altre arri­veranno il 25 gennaio) che ve­dono Bergamo al telefono con Facchetti e Moratti. Insom­ma, l’indirizzo che sembra prendere l’indagine non è a 360°: per rivedere il processo 2006 in toto si dovrà attende­re l’esito del quello penale, an­che se in programma ci sono anche le audizioni degli altri dirigenti telefonistie grigliato­ri assortiti. E proprio Napoli ha indotto Bergamo e la sua avvo­cato, Silvia Morescanti, che nel 2006 difendeva De Santis (con molti scontri con l’allora Ufficio Indagini) a non voler entrare troppo nel merito del­le singole telefonate. «A dire il vero della trascrizioni abbiamo appreso dai giornali e in aula, ma non ci hanno ancora dato le copie», si lamentano. Si va in direzione Inter, dunque: prossi­ma tappa l’audizione (proba­bilmente a Torino) dell’altro designatore, Gigi Pairetto, martedì 28. Poi intorno al Na­tale potrebbe toccare a Morat­ti.

«FARSOPOLI» - Paolo Berga­mo è entrato in via Po alle 11 precise. «Ho il massimo spirito collaborativo: speriamo adesso mi credano, visto che nel 2006 non hanno voluto riscontrare nessuna delle mie affermazio­ni. La verità è che allora si ten­ne un processo farsa. Con asso­luta certezza posso dire che il teorema che ha portato a Cal­ciopoli - a maggior ragione og­gi, con le nuove intercettazioni - non è più credibile. E’ certo molto triste dover tornare a parlare qui delle cose dette quattro anni fa. Tornare a ripe­tere le stesse cose, e cioè che parlavo con tutti (dirigenti e club di Serie A, ndr), è per me una delusione - ammette Ber­gamo -. L’ho sempre detto, e non è una novità per me am­mettere che parlavo anche con l’Inter, e quindi con Facchetti e Moratti. E lo facevo, sollecitato dalla Federazione, prima per far trovare ai miei arbitri un ambiente non ostile in campo e dopo per ammettere gli erro­ri che si commettevano. La ga­ranzia per tutti era che parla­vo con tutti e che poi a sceglie­re, anche dopo aver parlato di griglie, era il sorteggio che a Napoli nessuno ha potuto di­mostrare truccato. E non solo: anche Auricchio in aula ha do­vuto ammettere che non si tro­va una telefonata in cui io in­dirizzo un arbitro. Insomma, per dirla alla toscana, non c’e­ra il bimbo bello e il bimbo brutto. Se devo essere sincero fino in fondo io simpatie per la Juve non ne ho mai avute, da ragazzo e da livornese il mito ai Bagni Fiume era Armandi­no Picchi e la sua Inter. Gra­zie a lui conobbi Facchetti. Quanto alle cene, la prima fu con Giacinto, invitai poi Gallia­ni che disse no per le elezioni di Lega, terzi, e a campionato de­ciso, Moggi e Giraudo: però so­lo per quelli della Juve ebbi ca­sa circondata da carabinieri».

GIOCO DI RUOLO - Un gioco di ruolo, questo interrogatorio: con gli inquirenti a subire do­mande. «Perché non avete ap­profondito quello che vi dice­vo?». «Non avevamo queste te­lefonate. Ma davvero parlava­te con l’Inter?». Perché allora, in assenza dei file scoperti nel 2010, non si siano verificati in interrogatorio i contatti e il ti­po dei vari Facchetti, Moratti, Capello, Spalletti, Pradè, Meani, Sacchi etc. «L’avevo detto - ha incalzato Bergamo ­- Ecco il verbale da voi firmato nel 2006: è tutto scritto».

COLPEVOLI O... ? - «Ho detto a loro che qui o sono tutti col­pevoli o tutti innocenti. E non ci sono illeciti, signori. Nel 2006 non sono stato creduto ma ora, con Palazzi abbiamo parlato proprio di quei partico­lari legati alle mie dichiarazio­ni di allora e confermate ades­so dalle telefonate che sono emerse al processo di Napoli e pervenute alla procura federa­le. Sullo scudetto all’Inter non intervengo, ma di certo deve essere ristabilita la verità: Cal­ciopoli non fu lo scandalo degli scandali che si ancora oggi si crede».

L’INDIRIZZO - Fondamentale, a questo punto, vista l’eloquen­za delle telefonate e del cartel­lo di senso unico preso dal pro­cedimento del 2006, nel quale Palazzi sosteneva l’accusa ma le indagini non erano da lui di­rette, la scelta del Procuratore: indirizzarsi per la strada del quesito posto da Abete sulla re­voca del titolo 2006 o allargare la prospettiva sulla riconside­razione dell’esclusività del rap­porto Juve-designatori (con smontaggio del processo spor­tivo nella sua parte principa­le?) Le prime mosse sembrano preludere ad un indirizzo inte­rista dell’indagine bis. Ma alla Juve di Agnelli che ha pagato nel 2006 un prezzo altissimo e spropositato alla lettura dei fatti cominciata ieri (ma che Palazzi preferisce non toccare) non basterà.
Alvaro Moretti da tuttosport.com

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